08 Sep
08Sep


Il Giubileo è, per tradizione, un tempo di riconciliazione e di apertura, in cui la Chiesa invita tutti a riscoprire la misericordia di Dio, a fare esperienza della sua Grazia che risana le ferite dell'uomo e ristabilisce la giustizia e la pace. In questa prospettiva, anche le persone LGBTQI+ hanno sentito il desiderio di partecipare pienamente alla vita ecclesiale e di essere accompagnate nel loro cammino spirituale vivendo un momento di preghiera e varcando la Porta Santa. La giornata è stata promossa dalla "Tenda di Gionata", un'associazione che dal 2018 promuove l'accoglienza, la formazione e l'informazione dei cristiani  LGBTQI+, dei familiari, degli operatori pastorali e il dialogo con altre realtà cristiane.

La loro richiesta non è quella di una legittimazione dottrinale, ma soltanto quella di essere accolte socialmente, di poter vivere la fede senza sentirsi ai margini. Sempre più spesso, infatti, emergono voci che chiedono ascolto e vicinanza, perché la dimensione spirituale, l'ambiente ecclesiale, restano per molti un punto di riferimento fondamentale, a volte, l'unico dopo essere stati allontanati perfino dai familiari.

Di fronte a questa realtà, la Chiesa si trova davanti a una sfida pastorale importante: da una parte l’urgenza di mettersi in ascolto, di tendere la mano e di non lasciare nessuno escluso dall’esperienza della misericordia; dall’altra la necessità di rimanere fedele al Vangelo, al magistero e alla vita sacramentale, che restano punti fermi irrinunciabili.

Il cuore della questione è proprio questo equilibrio: come coniugare l’annuncio della verità con lo stile della misericordia? Come mantenere chiara la proposta della Chiesa sull’amore e sulla vita cristiana, senza però chiudere le porte a chi cerca un cammino di fede?

Spesso si insiste sul fatto che la Chiesa non deve rinunciare alla sua dottrina, ma è chiamata a tradurla in gesti concreti di accompagnamento, perché la verità non cambia, ma si può sempre crescere nella comprensione e nella capacità di annunciarla nella carità. Una pastorale diversificata potrebbe favorire il protagonismo e l'inclusione di questi fratelli e sorelle affidando ad essi anche servizi importanti e fondamentali per la vita della Comunità quali la gestione della carità e dell'accoglienza nei  omenti celebrativi e comunitari.

Il Giubileo può diventare allora un’occasione unica per costruire ponti: un tempo in cui chi si sente lontano possa avvicinarsi e chi si sente non capito possa trovare spazio di dialogo. Non si tratta di cambiare l’insegnamento della Chiesa, ma di vivere quello stesso insegnamento con uno stile più vicino alle persone, capace di unire fermezza e tenerezza. In fondo, il Giubileo è proprio questo: ricordare che nessuno è escluso dall’amore di Dio e che la Chiesa è chiamata a essere segno di questo amore, fedele alla sua missione ma capace di accompagnare tutti, senza eccezioni.

E' un cammino lungo e impegnativo che richiede pazienza, docilità alla Parola di Dio e purificazione da tutte le ideologizzazioni e le chiusure snaturano i legami e impediscono il dialogo. la Chiesa è disposta a compierlo?


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