Sono passati alcuni giorni dalla morte di Papa Francesco e solo ora mi permetto di abbozzare una prima riflessione. Il suo Pontificato, come tutti quelli dei suoi predecessori, è difficile da valutare.
Devo confessare che spiritualmente mi sono sentito più vicino ai Pontificati di Paolo VI (di cui non ho memoria) e di Benedetto XVI, di entrambi ho apprezzato la levatura teologica del Magistero.
Papa Francesco è morto come muore ogni uomo. Prima del 1963, durante le incoronazioni papali, questa frase veniva pronunciata per sottolineare la transitorietà del potere e della gloria: “Sic transit gloria mundi” (così passa la gloria del mondo), ma ancor più per non legare il destino e la vita della Chiesa a quello di un uomo che, seppur scelto è chiamato da Dio, è solo un servo, un ministro, una guida.
Davanti alla morte di Papa Francesco innanzitutto vogliamo vincere la tentazione del tifo da stadio o della tessera di partito. I cori da curve tra sostenitori e dileggiatori non rendono buona testimonianza del nostro essere cristiani che, prima di legare la nostra fede al carisma di un uomo, dobbiamo ricordarci che siamo chiamati a vivere il Vangelo di Gesù Cristo.
In questo frangente a mio parere è necessario riportare al centro la vita della Chiesa che va oltre la parentesi umana di chi è chiamato a servirla e mentre il mondo mediatico si affanna a pronosticare sul possibile successore di Francesco, noi dobbiamo ricordarci che chi verrà eletto è successore di Pietro, non lo fotocopia o la prosecuzione o l’antitesi di questo o di quell’altro Papa.
Nelle Congregazioni volute da Giovanni Paolo II, nella Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis, sulla riforma dell’elezione del Papa si rifletterà su questo: Che tipo di Chiesa siamo oggi? Quale testimonianza questa Chiesa può dare al travagliato mondo che a suo modo cerca Dio? Quale guida è più consona perché la Chiesa tutta cammini nell’unità verso il compimento della propria missione?
Dall’elezione del nuovo Papa il cristiano spera in una Chiesa capace di percorrere i sentieri nuovi tracciati da Cristo per renderlo presente nel mondo. Il Signore non ha scelto un uomo solo al comando, ma ha costituito una Chiesa che viva di Vangelo, annunzi il Vangelo, e parli all’uomo, nelle diverse situazioni della sua vita, con le parole di quello stesso Vangelo che, anche se passa il mondo, anche se passano gli uomini, rimane l’unica “pietra” su cui fondare la propria fede. Mentre celebriamo la morte di Francesco assistiamo alla Chiesa che si rinnova alla luce dell’unica VIA, VERITA’ e VITA: il Cristo risorto.