21 Sep
21Sep

Ho letto con molto interesse le anticipazioni della prima intervista di Papa Leone XIV, certo i temi trattati sono molti e le risposte hanno bisogno di approfondimento, ma per questo ci sarà un pontificato che come primo atteggiamento ha bisogno di uscire dalla logica delle polarizzazioni, Papa Leone VS Papa Francesco.
"Polarizzazioni", una parola che ritorna più volte in questi mesi soprattutto quando si parla del cammino della Chiesa, una fragilità frutto di un pontificato che non sempre ha dato una chiave di lettura immediata.

Sarebbe, però, facile parlare sempre di contesti lontani dalle nostre realtà immediate, ma forse è proprio da qui che dovremmo partire. Le comunità parrocchiali, oggi più che mai, vivono il rischio di rimanere impantanate nelle polarizzazioni. Divisioni interne, contrapposizioni ideologiche e la tentazione di ridurre la vita ecclesiale a un’arena di discussione sociale e politica, finiscono per spegnere lo slancio missionario che dovrebbe invece animare il Popolo di Dio.

nell'intervista emerge una linea di fondo: la Chiesa non è chiamata a risolvere tutti i problemi del mondo, ma a testimoniare il Vangelo con semplicità e fedeltà. Quando la comunità cristiana si lascia trascinare nel vortice delle contese — che siano culturali, liturgiche, economiche o persino personali — perde di vista la sua vocazione primaria: essere sacramento di comunione e segno di speranza. Le polarizzazioni, infatti, generano paralisi. Anziché aprirsi all’incontro con Cristo e tra fratelli, ci si rinchiude in schieramenti che frammentano la comunità e rendono sterile ogni azione pastorale. Una parrocchia divisa non attrae, non annuncia, non accompagna: diventa autoreferenziale, il suo unico rifugio rimane un ritualismo vuoto che non lascia nessun segno nella vita delle persone. 

Il richiamo del Papa è chiaro: non siamo i risolutori dei problemi globali. La comunità cristiana non è un organizzazione che si dedica all'analisi e alla produzione di idee e soluzioni su temi sociali, politici, economici e strategici, offrendo consulenza a istituzioni pubbliche e private, non è un partito politico. È, invece, una realtà chiamata a mettere al centro l’annuncio del Vangelo, lasciando che sia la Parola a illuminare le coscienze e a generare processi di trasformazione, personali e sociali.

Recuperare questa prospettiva significa: rimettere Cristo al centro, non le nostre opinioni; formare comunità capaci di ascolto reciproco, in cui le differenze non diventano muri ma possibilità di arricchimento.

Il superamento delle polarizzazioni richiede una vera conversione culturale. Non basta l’appello alla “comunione”: occorre una formazione che liberi le comunità dal ricorso a categorie mondane di schieramento e restituisca all’esperienza ecclesiale la sua logica sacramentale. Solo così la parrocchia potrà tornare a essere segno di un’unità che non annulla le differenze, ma le riconcilia nello Spirito. In definitiva, l’urgenza odierna non è quella di costruire parrocchie efficienti o autosufficienti, ma di formare comunità evangeliche, capaci di custodire l’essenziale e di mostrarlo al mondo senza la pretesa di possederne le soluzioni.

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